Brody

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I love my brother!
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Quando si vuole trovare una giustificazione ad ogni costo, ci si arrampica sugli specchi.

A parte che non riesco a comprendere, neppure adesso, perché dovevo avere una giustificazione.

Sta di fatto che la volevo, e allo scopo mi arrampicavo sugli specchi. Come si suol dire.

Avevo almanaccato mille pensieri, soprattutto mi appellavo al comportamento naturale e spontaneo di altri appartenenti al regno animale.

Cocky, il superbo giovane gallo del pollaio, passava in rivista tutte le galline, nessuna esclusa, nemmeno quelle che erano nate dalla sua stessa covata e tanto meno la chioccia che aveva deposto l'uovo dal quale era uscito lui.

Che dire di Pricky, il cagnolino? Appena poté montò gagliardamente sulla vispa ed accogliente sorellina, e non lasciò sfuggire l'ancora giovane e vogliosa genitrice che, in pieno calore, non andò tanto per il sottile. Quel suo figliolo era veramente vigoroso. Non doveva dimenticarlo, né lasciarselo sfuggire.

Io avevo avuto le mie piccole e non entusiasmanti esperienze con l'altro sesso, ma non ritenevo d'aver ancora incontrato l'altra metà della mela. O non avevo ancora provato il 'piacere', quello vero e appagante, o ero io che non sapevo contentarmi.

Diciamo subito, che non ero proprio da buttar via.

La fotografia scattatami dalla mia amica, quando facemmo il girl meeting alla piscina del Circolo, testimoniava che qualche cosa di apprezzabile l'avevo. Non solamente la recente laurea in lettere. Il Comandante Rossi, direttore del Circolo, e vecchio marinaio, diceva che avrei fatto alzare qualsiasi titolo in Borsa, e non solamente quello.

Mio fratello riuscì a scovarla tra le mie carte. Dove l'avevo appositamente lasciata, bene in vista e col cassetto semiaperto.

Mi interessava il suo parere. Non solo era mio fratello, ma era anche un ben piantato e atletico esempio di bel ragazzo, e ne avevo avuto la prova quando era uscito dal lago, nudo, credendo che io dormissi.

Un anno meno di me, terzo anno d'ingegneria.

Gli piaceva costruire, edificare.

Più andavo al momento in cui lo avevo visto così, in deshabillé, più almanaccavo su quella parola, 'edificare', e la scomponevo: 'è di fica re'!

Re! Beata quella che poteva saggiarne la potenza dello scettro!

Fu allora che costruii la teoria del Gallo e del Cane.

E non potevo essere io quella?

Come farglielo capire?

Come la pensava, lui, in materia?

Ci voleva un piano.

Intanto, pensando a lui, mi veniva un particolare pizzicore tra le gambe che costringeva la mia mano a tentare di farlo passare. Goccia d'acqua in un deserto.

Dinanzi a quello scettro, LO skeptron dei greci, mi sarei volentieri chinata. Quel brando avrei volentieri custodito nella mia palpitante e calda guaina.

E via a menarmela con le miserelle dita.

Era sensibile al culetto?

Profittando del pomeriggio caldo, della mattinata trascorsa dal parrucchiere per sacrificare all'estate gran parte della chioma, mi gettai sul letto, senza nemmeno abbassare le serrande, tanto stanca che non sfilai del tutto i jeans, e frettolosa fino al punto di lasciare aperta la porta.

"Fratellinoooo!"

"Sorellinaaaaa!"

"Vieni a chiudere la porta, per favore?"

"Subito, principessa."

Ma che principessa e principessa, pensai, io volevo essere regina, condividere lo scettro. Si ma con lui solamente!

Sentivo che stava sulla porta.

"Orca, che panorama!"

"Dai... chiudi... non vedi come sono stanca..."

"Vedo... vedo... ma invece di chiudere mi piacerebbe aprire..."

"Non fare lo scemo.

"No, è che la chiave mi sta ricordando che è proprio adatta a serrature del genere."

"Porcellino, ti arrapi anche con tua sorella?"

"La ciave, sorellina, la vol ciavàr.., l'oseo vol volar...!"

Che bellezza, non gli ero insensibile, ma dovevo tirarla un po' per le lunghe, purtroppo. I genitori potevano rientrare da un momento all'altro o, peggio, poteva tornare Marietta, la colf, e quella non sarebbe stata d'accordo a spartire con me l'abbondanza del mio fratellino. Doveva essere ingorda e avida, e soprattutto mai sazia.

O profetica anima mia, riflettei, sentendo la chiave girare nella toppa dell'uscio di casa.

Lui chiuse la porta e tornò nello studio, non senza avermi sussurrato un delizioso 'ciao belculo'!

^^^

E' difficile addormentarsi quando si è assaliti e tormentati da mille pensieri. Anzi, da uno solo, sempre lo stesso.

La smania rischia di trasformarsi in puntiglio: ci devo riuscire. Ad ogni costo!

Forse un bel bicchiere di latte avrebbe aiutato a rilassarsi. O anche qualche goccia di camomilla. Il tutto era in cucina, in fondo al corridoio.

Misi una vestaglia, per no andare in giro senza nulla addosso, aprii piano la porta, andai nel corridoio.

Poco più avanti, a sinistra, filtrava dallo spiraglio inferiore, la luce. Era la camera dei miei genitori. Se vede che anche loro avevano problemi d'insonnia. Mentre stavo per oltrepassarla, mi venne lo sghiribizzo di spiare attraverso il buco della serratura.

Il vecchio (ma non aveva cinquant'anni) stava sdraiato sul letto, supino. in piena luce, proveniente sia dal lume del comodino che dal soffitto. Doveva aver caldo, perché era completamente nudo. Non mi accorsi subito del poderoso obelisco che s'alzava trionfante dal pube. Ecco da chi aveva preso suo figlio!

Ora, certamente proveniente dal bagno (ne avevano uno adiacente), arrivava la mia bella mammona. Anche lei nuda. Un fisico eccezionale, grazie anche alle ore di palestra e ai lunghi esercizi alla spalliera. Pure lei non lontana dai cinquanta, ma gliene avresti dato di sicuro dieci di meno, e a giudicare dalle prosperose ma ben erette tette, e dalla rotondità sostenuta del fondo schiena, potevi scendere ancora.

Non so se fu sorpresa dall'obelisco paterno, ma certamente ne fu attirata. Si avviò verso lui, sorridente, senza fretta ma con decisione, gli si pose a cavallo, alzò il bacino, portò destramente la cuspide maritale all'ingresso della sua riccioluta topona, e vi si impalò con deliziosa e golosa lentezza.

Ammiravo, incantata ed eccitatissima, quella danza che interpretava con consumata ed esperta perizia, gradendo visibilmente le strizzate che lui prodigava alle belle tette, ai turgidi ed eretti capezzoli.

Un duo perfettamente affiatato, uso a centellinare il godimento, ad assaporarlo lentamente, a non lasciarsene sfuggire nemmeno una goccia.

Ecco, lei stava incalzando il ritmo della sua cavalcata. Il volto estatico, le labbra semiaperte, la testa un po' rovesciata indietro, gli occhi socchiusi.

Lui le aveva afferrato i fianchi, ne accompagnava il movimento. La guardava fissamente, con espressione che non avevo mai avuto occasione di leggere sul suo volto.

Erano bravissimi, perfettamente sincronizzati.

Nel medesimo istante, lei su gettò su di lui, sussurrandogli qualcosa, e stringendo convulsamente le gambe, lui inarcò il bacino, le artigliò le natiche, e si comprendeva quanto fosse voluttuosa l'incantevole fusione dei loro orgasmi, il piacere di versarsi in lei, la delizia di riceverlo.

Ero bagnatissima, tra le gambe, ma tristemente vuota.

Barcollavo mentre cercavo di avviarmi alla cucina.

Il tormento non doveva finire lì.

Prima della cucina, la camera di Marietta.

Tutto buio, ma rumori e voci soffocate.

Dalla toppa non si vedeva nulla.

Appoggiai l'orecchio alla porta.

Era Marietta, chiaramente, che sembrava rantolare: dai... così... sei un fenomeno... mi stai sventrando... è bello... dai...eccomi... vengo.... Vengo.... Oooooooh!

E mio fratello le sussurrava che era proprio una gran sorca!

Insomma, in casa scopavano tutti.

Quasi.

Non avevo neppure lo squallido conforto di un vibratore.

Tornai a letto, affamata. Sola con le mie manine.

Un misero grissino non poteva appagarmi, specie coi biscottoni che erano da quelle parti.

Beate coloro che se ne stavano saziando.

La mia coppa rimaneva miseramente vuota.

^^^

Si, so bene quello che i soliti moralisti a modo loro mi vogliono ricordare: quello è tuo padre, quell'altro tuo fratello.

Si, ho letto anche io quei libri: non scoprirai la nudità di tuo padre e di tua madre, e logicamente quella del fratello, anche se nel Levitico è il fratello che non deve scoprire la sorella.

Tutto chiaro.

Qui c'è una femmina, nel piena della sua vitalità, con sani appetiti, di tutte le specie e di una in particolare. Ha fame di sesso. E il sesso non conosce parentela.

Lì c'è ,in abbondanza, di che sfamarla, appagarla, lenirle i crampi che le attanagliano il ventre.

Che per caso, poi, si tratta di maschi legati da rapporti di sangue, è un casualità del tutto irrilevante ai fini del soddisfacimento delle proprie necessità.

Devo aggiungere, poi, che quei legami, per me sono quanto di meglio possa esistere: che l'attrazione sia unita anche al naturale affetto familiare è qualcosa di sublime, quale maggior amore di quello filiale o fraterno? Una combinazione insuperabile.

Quindi, chi più potrebbe appagarmi se non chi prima di tutto ho amato, e amo ancora, al mondo?

Non inorridite, ma cosa c'è di più 'puro' dell'unione di due corpi che non nascondono secondi fini: non si devono sposare, non chiedono di essere mantenuti per tutta la vita!

Comunque la pensiate, non desideravo che saziarmi di Brody, il mio fratellino!

Era una questione prevalentemente, anzi esclusivamente fisica.

Sesso.

E dovevo riuscirci.

La cosa migliore era prendere di petto l'argomento. Affrontarlo direttamente, in modo chiaro ed esplicito.

Il resto della notte lo passai ad arzigogolare sul tema.

Verso l'alba cedetti al sonno, per stanchezza.

^^^

Dopo il pasto del mezzogiorno, consumato a casa, coi genitori, lui andò a sedere in veranda, all'ombra, e stava sfogliando una rivista tecnica.

Mi ero vestita con particolare cura e accortezza.

Una gonna ampia, di cotone a fiori, una blusa a tinta unita, che si legava in vita. I capelli, estivamente accorciati, in sapiente e studiato disordine, un lieve filo di rossetto sulle labbra. Tacchi mezzo alti, che favorivano lo sculettamento. Avevo dimenticato di indossare le mutandine, e il reggitette era più trasparente del vetro.

Mi avvicinai a lui con la tazzina del suo caffè preferito, senza zucchero, come lo preferiva.

"Grazie, sorellina, sei un tesoro."

Sedetti di fronte a lui, senza curarmi se la gonna lasciasse o meno scoperta parte delle cosce.

"Volevo farti una domanda, Brody."

"Sono tutto orecchie."

"Indiscreta."

"Prontissimo."

"Certamente... sfacciata."

"Sono maggiorenne."

"Tu, come mi giudichi come donna, come femmina?"

Mi guardò con aria sorpresa.

"Ti riferisci a quello che ti ho detto, ieri, chiudendo la porta della tua camera?"

"Anche."

"Era una constatazione, sorellina, non un complimento."

"Ti piaccio veramente?"

"Ma piccolina, sei uno schianto, e mi limito nelle espressioni per un certo senso di rispetto verso la sorellina."

"E se non fossi tua sorella? Prova a dimenticarlo, per un momento."

"Direi che sei una ragazza da sballo."

Lo guardai fisso, provocatoria.

"Diresti che sono 'una gran sorca'?"

Sobbalzò, senza rispondere.

"Allora, Brody?"

Deglutì a fatica.

"Ma certo.... Certo..."

"Più di Marietta?"

Si batté la mano sulla fronte."

"Hai origliato!"

"Rispondi, per favore."

Accettò la sfida.

"Non ci sono paragoni."

"A favore di chi?"

"Tu sei il diamante prezioso, di fronte allo zircone da carrettino."

"Allora ti piacerebbe scoparmi."

"Ma... sei mia sorella."

"Ti ho detto di lasciar stare sto fatto della sorella. Mi scoperesti o no?"

"Che domanda..."

"Aspetto la risposta, sincera."

Deglutì ancora, ma la cosa non lo lasciava indifferente, perché aveva cominciato a guardarmi in un certo modo, e la sua patta si andava gonfiando.

"Sì!"

"Ti aspetto questa sera, nella mia camera."

"Scherzi?"

"Mai stata più seria."

Ormai, ogni ostacolo era caduto.

"Sorellina...."

"Tranquillo. Ti aspetto."

^^^

Durante la cena , le solite chiacchiere, più o meno insignificanti.

Poi, dopo qualche minuto di televisione, i vecchi decisero di andare a letto, eventualmente avrebbero seguitato a vedere qualcosa dal ricevitore che avevano in camera.

Ero nella mia camera.

Trepidante, anche un po' pensierosa.

Il dado era stato tratto. Inutile pensarci sopra. E perché pensarci?

Brody sarebbe venuto?

Per ingannare l'attesa cominciai a prepararmi con lentissima meticolosità, curando ogni particolare, un lievissimo trucco, capelli sapientemente disordinati, magistrali tocchi di un moderno e raffinato profumo, qua e là, nei punti strategici.

Una capricciosa vestaglia, di quelle 'vedo e non vedo'.

Col trascorrere del tempo, la bramosia famelica andava fondendosi con una struggente tenerezza che mi faceva desiderare di coccolare dolcemente il mio bel fratellino, di farmi carezzare e cullare da lui.

Controllai che le luci fossero tenui ma tali da poter godere ogni sfumatura dell'incontro.

Ero eccitata in misura mai conosciuta in precedenza.

Sentivo il seno teso, i capezzoli irrigiditi.

Mi toccai tra le gambe.

Le grandi labbra, già carnose di natura, erano tumide, enfie, i riccioli più increspati del solito.

Per fortuna la maniglia della porta s'abbassò lentamente, Brody entrò sorridente, indossava i soli pantaloncini del pigiama.

Fu naturale che andassi a rifugiarmi tra le sue braccia, e per la prima volta ci baciammo appassionatamente, freneticamente.

Sentivo prepotente il suo desiderio.

Lo condussi verso la grande poltrona senza braccioli. Quella ai piedi del letto. Lo feci sedere, dopo, però, avergli sfilato gli inutili pantaloncini. E, alzata la vestaglia mi assisi sulle sue gambe, col suo grosso arnese ben stretto tra le mie.

Lo baciai ancora, e sentii le sue mani che slacciavano il cordoncino della vestaglia e la lasciavano cadere per terra. Mi carezzava il seno, e la tensione, alquanto dolorosa che provavo, andava sempre più divenendo infinito piacere, quel contatto mi infiammava, inebriava. La sua mano scese sul ventre, giocherellò con l'ombelico, andò più giù. Tirai un po' indietro il bacino, dischiudendo le gambe, per allontanarmi dal suo fallo ed accogliere quelle dita che mi frugavano deliziosamente. Erano andate subito all'eccitatissimo bocciolo del mio impazzito clitoride, ci scherzavano maliziose, e si staccavano solo per saggiare l'umido ingresso della mia impaziente vagina. Entravano ed uscivano, cercavano curiose penetrando sempre più, si accorsero di aver trovato il punto del mio maggior piacere, ed insistevano, provocando i miei sussulti, le contrazioni che, in attesa del meglio, avvolgevano e stringevano quelle meravigliose dita impertinenti.

Stavo godendo... alle soglie d'un orgasmo che m'investì splendido e travolgente.

Ora volevo lui, in me.

Mi sdraiai sul letto e lo tirai su me.

Era tra le mie gambe, fui io ad afferrare il suo glande e a condurlo alle piccole vibranti labbra a spingere il bacino verso lui, per farmi penetrare, per accogliere quel grosso stupefacente fallo che sognavo da sempre.

Fu un rapporto travolgente, sconvolgente, non riuscivo a frenare i miei gemiti, le mie unghie gli artigliavano la schiena, le natiche. Più stantuffava e più avrei voluto che durasse in eterno. Un orgasmo che non finiva mai, e la splendida invasione del suo seme che si spandeva in me come balsamo paradisiaco.

Era sudato, Brody, ma avevo sentito e vedevo che era soddisfatto.

"Perdio, sorellina, che scopata. Neanche nei racconti di fantasia...."

Si rovesciò sul letto, a gambe divaricata e con quella specie di Torre Eifel ben svettante.

Come farsi sfuggire l'occasione?

Quello era il mio palo della cuccagna, era il mio bengodi, era la notte della mia beneficiata.

Eravamo stati tanto coinvolti da ciò che era incantevolmente accaduto, che, pur giovani ed entrambi vigorosi, cademmo in un sonno ristoratore, io tra le sue braccia, il suo bel coso ben stretto tra le mie natiche.

Ci destammo abbastanza presto, più vogliosi che mai.

Non immaginavo che in una notte si potessero avere tali e tanti rapporti, si potessero sperimentare le più stravaganti fantasie, come tra due partner da lungo tempo adusi a quel tipo di ginnastica.

Brody sfiorò spesso il mio buchetto tra le natiche, col suo fallo, con le sue dita. Lo provocò anche, ma non insistette, e gliene fui grata perché avevo delle mie riserve su quella particolare attività.

Fu in seguito, in un momento di particolare eccitazione che non gli opposi resistenza, anzi lo agevolai in ogni modo, e dopo un primo comprensibile fastidio iniziale, a mano a mano che lo sentivo muovere in me, con quel suo grosso arnese che era entrato tutto e i suoi testicoli che mi battevano sui glutei, cominciai a provare piacere. Mi disse di appoggiarmi sulle braccia, così migliorava l'angolo di penetrazione e le sue dita potevano più facilmente titillarmi i capezzoli e la vagina. Ogni mia riserva cadde del tutto.

^^^

Qualcuno scuote la testa.

Lo capisco.

Ma devo confessare che anche adesso, dopo tanti anni, quando voglio fare una scopata super, quando voglio sentirmi appagata sessualmente, godere come una.... (mettete voi il resto), è con Brody che devo farla. Si vede che è una questione di DNA.

Brody, l'ingegnere, la sua vocazione: edificare... E'...DI...FICA...RE!

Per la mia è Dio!

^^^^^^^

ULISSE
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1 Commenti
AnonymousAnonimoquasi 17 anni fa
Bello !!!

Bello !!! Semplicemente bello !!!

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