Il Quadrilatero

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Ormai il lenzuolo era abbassato del tutto.

Quello era lo splendido sedere della sua mamma. Caspita se era bello e attraente. Appetitoso, gli veniva il desiderio di morderlo.

I pollici erano entrati nel solco. Era caldo, umido. Ecco, quello era il buchetto... voleva vederlo... senza smettere il massaggio, passando e ripassando coi pollici su quel bocciolo incantevole, volle vederlo, scostò le natiche... che bello... e laggiù c'era lo scuro dei riccioli che ornavano il sesso...

La sua 'lancia' gli stava perforando i pantaloni!

Aveva la voce roca.

"Mamma... voltati...!"

Mikol non se lo fece ripetere, si mise sul dorso, con naturalezza.

Tette al vento, pube in mostra.

Spettacolo incantevole.

Stimolo irresistibile.

Si abbassò, baciò la donna tra le gambe che si aprirono, la sua lingua cercava golosamente, senza sapere bene cosa. Incontrò il palpitare del clitoride, il sapore della linfa che colava dalle piccole labbra. Penetrò, girò. Le mani della donna stringevano la testa di lui, premendola sul pube. Poi, una mano di Mikol si allungò verso il pigiama di Piero, gli afferrò il fallo che era prepotentemente uscito dall'apertura, ma l'eccitazione del giovane era tale che quel semplice tocco provocò una violenta e incontenibile eiaculazione che la donna si affrettò a raccogliere nel lenzuolo.

Ora Piero era disteso accanto a lei, ansante.

Mikol gli carezzava il sesso che s'era ripreso immediatamente.

Gli mise una mano sotto le spalle, lo tirò dolcemente su lei, alzò le ginocchia, condusse il glande paonazzo vicino alla sua palpitante e bollente vagina, si fece penetrare fin quanto poté, e cominciò lei la più voluttuosa delle danze del ventre, che la stava conducendo a un orgasmo sconvolgente, mentre mungeva voracemente il robusto capezzolone del figlio che la invadeva deliziosamente.

Erano avidi, incontentabili, e solo i limiti della natura, che esistono anche per l'esuberanza dei giovani e l'ingordigia delle mature, li costrinsero a giacere, affranti.

In quel momento Sara bussò alla porta di casa.

Piero corse nella sua camera.

Mikol indossò una vestaglia e andò ad aprire.

"Buon giorno signora... Come sta? Ha un'aria strana... incantata..."

^^^

Valerio aveva deciso di andare con Elia a fare quattro chiacchiere. Era un suo vecchio amico, un compagno di scuola.

Erano seduti al loro bar preferito. Avevano ordinato due spremute di pompelmo fresco.

Valerio fece un lungo respiro.

"Elia, tu che ne pensi dell'incesto?"

Elia era abituato alle domande strane dell'amico. Ogni tanto gli balzava in testa qualcosa e ti chiedeva il parere su argomenti strampalati.

"Che vuoi che ti dica, Valerio, l'attrazione sessuale, e il conseguente rapporto, sono cose naturali. I sessi sono fatti per unirsi. Tu lo senti quando lei è in calore, e lei si accorge bene quando tu sei eccitato, al solo vederla, al sentirne l'odore, il suono della voce. Questa è la natura, il resto lo abbiamo detto noi, gli uomini, tanto per darci una regola. Ed è una regola ipocrita, permettimi, perché il nostro codice, se lo leggi bene, non punisce quello che viene definito incesto, ma il modo in cui esso avviene. Infatti, l'articolo 564 del codice penale, bada bene, dice che 'chiunque, in modo che ne derivi pubblico scandalo, commette incesto.... È punito..eccetera eccetera."

"Quindi se la cosa avviene senza sollevare pubblico scandalo..."

"Non interessa alla giustizia."

"Ho capito."

Valerio pensò, dentro di sé, che l'essenziale era che tutto restasse nell'ambito del Quadrilatero, del 'Maso Stein".

Elia lo aveva rassicurato.

Sorrise appena, quando nella testa gli balzò il vecchio modo di dire goliardo, nel giudicare una ragazza giudicata idonea a... incondizionato servizio: 'est scopanda'.

Si, Lia apparteneva sicuramente a quella specie.

Ergo, quindi, bisognava procedere.

Lui non sapeva che a quell'ora, di quello stesso giorno, Mikol aveva già provveduto in merito, logicamente con la controparte a lei congeniale.

Però ci pensò un po'.

A me tira pensando a Lia, alla splendida femminuccia, chissà se a Mikol tira pensando a quel fusto di Piero.

Si a Mikol 'tirava'. E come!

Il problema era sempre 'quando', 'dove'!

Ma si. La domenica lo studio restava chiuso (in verità lo era anche il sabato), erano chiuse anche le scuole. Lui aveva sempre una scusa per pregare Lia di aiutarlo a riordinare qualche scartoffia, era anche una scusa per fare apparire la 'paghetta' come qualcosa guadagnata. Lia non era insensibile ai soldi. Chissà cosa ne faceva.

Doveva pensarci su.

Trascorse la settimana.

Il sabato successivo, a cena, Valerio chiese a Lia se l'indomani fosse disponibile ad aiutarlo a studio, per qualche ora. Forse era meglio al mattino...

Lia si dichiarò pronta. Lei alle nove sarebbe stata bella e preparata.

Mikol guardò Piero di sottecchi.

Piero annuì impercettibilmente.

Si prospettava una mattinata interessante.

^^^

Erano passate da poco le otto quando Valerio, accuratamente rasato, vestito casual, scese nel suo studio, al piano sottostante.

Non c'era nessuno.

Aprì qualche finestra senza, però, tirare le tende.

Gironzolò per le stanze, distrattamente, andò alla sua scrivania, aprì un cassetto prese delle carte e le mise sul piano.

Lia, intanto, stava finendo di fare colazione.

Aveva indossata una cortissima mini, una larga camiciola, scarpe da riposo. Aveva raccolto i capelli a coda di cavallo, nessun trucco agli occhi, bellissimi, solo un leggero rossetto sulle labbra.

Piero poltriva a letto.

Mikol gli aveva portato il caffè, lo aveva baciato golosamente. Non si erano parlati, ma si erano compresi.

Lei aveva indossato la solita vestaglia sulla corta camicia da notte.

"Ciao mamma, scendo giù, da papà."

"Così presto?"

"Tanto sono pronta. Ciao."

Si sentì chiudere la porta d'ingresso.

Mikol, ad ogni buon conto, andò a mettere il catenaccio. Se volevano entrare avrebbero dovuto bussare. Se avessero chiesto il perché del catenaccio, avrebbe alzato le spalle, per far intendere che, forse, lo aveva fatto distrattamente.

Ma non era distratta quando entrò nella camera di Piero, si spogliò, entrò nel suo letto, si rifugiò tra le braccia di lui. Lo sentì pronto, come sempre.

Lia premette il pulsante del campanello, le andò ad aprire il padre.

"Ciao pa'."

Alzò la testa per baciarlo sulla guancia

"Ciao piccola. Fatti vedere. Perbacco come sei bella ed elegante."

Lia piroettò, civettuola.

"Sto bene?"

"Benissimo. Andiamo."

Solo a vederla così, Valerio s'era eccitato. Sentiva che il cuore pulsava come impazzito.

Andò a sedere alla scrivania, sulla grande poltrona.

Fece avvicinare Lia, accanto a lui, per mostrarle alcune carte.

Lei s'era chinata. Lui occhieggiava nella scollatura. Che belle le tettine racchiuse nel piccolo reggiseno.

La patta dei pantaloni sobbalzò.

Le mise la mano sotto la mini.

Un culetto splendido, sodo, liscio, nudo. La striscetta del perizoma era nascosta tra le natiche. La cercò, la trovò, la allontanò appena dal solco, e andò a sfiorare il piccolo buchetto della ragazza, che faceva finta di niente.

"Aiutami, Lietta, che ti darò una bella paghetta."

Però, pensò, la ragazza, è generoso oggi il paparino. Generoso e pomicione, guarda come si dà da fare. Scommetto che il suo coso sta reagendo. Anzi, sai che faccio? Me ne accerto. Vuoi vedere che oggi mi raddoppia la paga... eh no... se vuole andare avanti così... ora le dita stanno esplorando oltre... che vuol fare? Vuole ficcarmele dentro? Allora la deve triplicare la paghetta... Ecco, ora faccio finta che voglio leggere meglio e mi siedo sulle sue gambe...

Con un movimento agile, si allontanò un po', sì che la mano di lui dovette sfilarsi da sotto la gonna, e andò a sedersi sul paterno fallo.

Era come lei immaginava, tosto come un batacchio di campana.

Valerio deglutiva a fatica.

Lia aveva dilatate le natiche, il suo coso era tra esse.

Allora, ci stava!

Le alzò la coda di cavallo dei capelli, la baciò sul collo, le aprì la blusetta e le carezzò il seno.

E quella si agitava!

"Voltati, Lia..."

L'aiutò ad alzarsi, a voltarsi, a gambe aperte, con le sue tra quelle di lei.

La guardava con aria sconvolta.

Tornò a infilarle le mani sotto la corta mini, le abbassò il perizoma, lei lo aiutò a toglierlo. Le alzò la gonna. I riccioli neri di Lia erano lì, ornavano e nascondevano il sesso della ragazza.

Valerio stava impazzendo.

La erezione era dolorosa.

Guardò Lia.

"Quanti mesi di paghetta, papà?"

"Tre."

"OK"

Valerio abbassò la zip dei pantaloni, spostò il boxer, sempre rimanendo seduto. Ne balzò fuori, rubizza e vigorosa, un verga enorme, quasi come quella di Piero, che vibrava come un'ancia.

Valerio la afferrò per la vita e la avvicinò a lui, prese il glande e lo avvicinò alla vagina di Lia.

"Sei mensilità, papà?"

"Va bene, piccola, va bene...."

Lia s'impalò lentamente, e prese a cavalcare con voluttà, più attenta al piacere dell'uomo che al proprio, quando sentì che lui stava per invaderla del suo seme, si abbandonò al suo godimento, e con un orgasmo spettacolare, lo munse fino all'ultima goccia.

Un lungo ooooooh! Di lei e di lui, sottolineò la con testualità del massimo piacere.

Valerio era soddisfatto.

Era stato più bello del previsto.

Non aveva mai immaginato che con la piccola Lia sarebbe stato così appagante.

Al piano di sopra solo la robustezza delle reti resisteva alla impetuosa e irresistibile galoppata di Mikol.

^^^

Quella notte fu Lia ad andare a trovare Piero.

Fu dolce e appassionata più che mai.

Dopo, si accoccolò tra le braccia del fratello.

Lui voleva farle un complimento, il massimo.

La baciò vicino l'orecchio. Le disse che era bella.

"Sei splendida, Lia... meglio di mamma...!"

"Lo so, Piero... me lo ha detto anche papà..."

^^^ ^^^ ^^^

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1 Commenti
AnonymousAnonimopiù di 17 anni fa
superior

I love you ulisse

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